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FRANCESCO CALABRÒ

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FRANCESCO CALABRÒ, artista taorminese, protagonista della vita artistica della “Perla dello Ionio” e personaggio di grande versatilità, attraverso una formazione totalmente autodidatta, è arrivato a raggiungere una padronanza tecnica fuori dal comune e un’incredibile abilità nello spaziare indistintamente fra un’infinità di tecniche e soggetti, emergendo nella pittura, nella grafica, nel design e nella scenografia.


Per Calabrò, compito dell’artista non è semplicemente quello di ritrarre e riprodurre la realtà visibile in maniera più o meno realistica, ma quello di percepire e trasmettere, partendo dal dato reale, ciò che si nasconde dietro ad essa, grazie alle emozioni che le forme e i colori riescono ad evocare nello spettatore. Come nel sogno ad occhi chiusi si viaggia nel proprio inconscio, in quello ad occhi aperti ci si addentra dietro la superficie della realtà per percepirne e scoprirne le verità nascoste: l’Artista è dunque colui che non solo osserva, ma “sogna ad occhi aperti”, squarciando il “velo di Maya” ossia l’illusione del reale per comunicarci la vera essenza nascosta delle cose, arrivando al “limitare del gran segreto” che egli riesce a percepire, comprendere e trasmettere all’umanità. Calabrò dunque riesce, grazie alla sua inesauribile fantasia e alle indiscusse doti tecniche, a cogliere le energie del creato e le verità etiche e morali ad esso sottese rielaborandole in una forma personale che spazia dall’iperrealismo al surrealismo, riuscendo a trasformare anche i più piccoli e apparentemente insignificanti aspetti del quotidiano in un'opera d’arte capace di far vibrare le corde dell’anima e portare lo spettatore ad una riflessione profonda su sé stesso e sul mondo.

 

Gli artisti dunque, per citare E. A. Poe, “Agressi sunt mare tenebrarum, quid in eo esset exploraturi”: “Hanno violato il mare delle tenebre, per esplorare cosa vi fosse”; essi si immergono nell’oscurità dell’inconscio e delle forze del creato, riemergendo carichi di quei doni in grado di fargli produrre quelle “visioni” che sanno toccare le corde più profonde del nostro io; ed è per questo loro ruolo, iconoclasta e anticonformista, che sono stati spesso giudicati “folli e maledetti”, come tutti coloro che spezzano le forme di un vuoto involucro per crearne di nuove.


Così nella produzione di Calabrò incontriamo raffigurazioni iperrealiste di oggetti e scene di vita quotidiana, paesaggi o nature morte, che richiamano storie, ricordi, attimi ed emozioni, per passare a sensuali raffigurazioni di nudi femminili, che colpiscono per l’armonia delle forme e per la carica erotica intesa come forza propulsiva di vita, fino ad approdare ai soggetti surrealisti e concettuali, carichi di simbolismi: dal ruolo dell’arte e dell’artista (“S. Sebastiano”), alle rappresentazione dei nuovi miti e della situazione sociale attuale (“Allegoria del Mito”), in critica verso un sistema ormai dominato dalla corsa alla ricchezza e al successo individuale (“Incantesimo di Mammona”) e popolato da attori in un palcoscenico nel quale recitano una parte “sociale”. Anche l’artista, suo malgrado, gioca un ruolo in questo “spettacolo” trovandosi spesso ai margini per la sua capacità di colpire nel profondo le debolezze e le miserie umane spesso nascoste dalla maschera del perbenismo e delle convenzioni.

 

Un ruolo fondamentale, nella produzione artistica di Calabrò, è l’uso studiato del colore, dalle tonalità accese e uniformi, capaci di trasmettere attraverso le proprie vibrazioni e frequenze d’onda, dei precisi effetti psichici ed emotivi nello spettatore. Le tecniche spaziano dalla pittura ad olio all’acquerello, china, matita, carboncino, grafica, trompe l'oeil.

 

Così, gli sgargianti colori e la perfezione delle forme delle opere di Calabrò ci rapiscono e trasportano in una dimensione “altra”, dando vita ad una sorta di “flusso di coscienza” che ci libera e vivifica, riportandoci alla vera essenza della nostra individualità.


Calabrò da decenni espone le sue opere in tutta Italia, riscuotendo svariati riconoscimenti, e i suoi lavori sono presenti in collezioni private sia in Italia che all’estero. Innumerevoli le esposizioni tra cui ricordiamo, tra le più recenti, la personale “Art Miscellos” allestita nella Sala Giovanni Di Giovanni della Biblioteca Comunale di Taormina (2012), e la mostra "Momenti d'Arte" nell'ex chiesa del Carmine di Taormina insieme al fotografo Gaetano Castorina (2016). Significativa anche la sua attività di scenografo, a partire dall’esordio come assistente alle scenografie dell’”Histoire de Camaralzaman” al Teatro Greco di Taormina, che lo ha portato a collaborare con importanti compagnie internazionali.
Nel 2011, ha fondato insieme ad altri noti artisti di Taormina il “Gruppo Arte Centaurea” attraverso il quale promuove nel territorio varie iniziative rivolte soprattutto ai giovani e alla divulgazione dell’arte in tutte le sue manifestazioni.

E. C.

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